venerdì, Novembre 15, 2024

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Spazio: l’aurora boreale sarà generata allo stesso modo in tutto il sistema solare

Lo rivela uno studio basato sui dati del primo avvicinamento di una sonda a Mercurio

Un team di esperti ha stabilito che i meccanismi che provocano l’aurora sulla Terra potrebbero essere gli stessi in tutto il sistema solare, come rivelato dai dati del primo avvicinamento della sonda BepiColombo a Mercurio.

BepiColombo è una missione congiunta dell’Agenzia spaziale europea (ESA) e della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) che è partita per il pianeta più interno del sistema solare nel 2018 e nell’ottobre 2021 ha effettuato il suo primo sorvolo pianificato.

E lo suggerisce la ricerca, pubblicata oggi su Nature Communications Le aurore boreali nella magnetosfera meridionale di Mercurio sono simili a quelle viste sulla Terra e su Marte, quindi il meccanismo potrebbe essere universale su tutti i pianeti nel nostro vicinato solare..

I dati della sonda sono stati studiati da un team guidato da Sae Aizawa dell’Istituto di ricerca in astrofisica e scienze planetarie (IRAP), che ha studiato come gli elettroni che piovono sulla superficie di Mercurio innescano le aurore ad alta energia.

“Per la prima volta, abbiamo assistito a come gli elettroni nella magnetosfera di Mercurio accelerano e si precipitano sulla superficie del pianeta”, ha detto Aizawa.

Sebbene la magnetosfera di Mercurio sia molto più piccola di quella terrestre e abbia una struttura e dinamiche diverse, “Abbiamo la conferma che il meccanismo che genera le aurore è lo stesso in tutto il sistema solare”.Ha aggiunto.

Le aurore terrestri sono generate dalle interazioni tra il vento solare, un flusso di particelle cariche emesse dal sole, e uno strato superiore elettricamente carico dell’atmosfera terrestre chiamato ionosfera.

Poiché Mercurio ha solo un’atmosfera molto sottile, chiamata esosfera, le sue aurore sono generate dal vento solare che interagisce direttamente con la superficie del pianeta. Durante il suo primo sorvolo di Mercurio, Bepicolombo si è avvicinato a 200 chilometri sopra la superficie del pianeta.

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Le osservazioni fatte dalla sonda ci hanno permesso di vedere simultaneamente diversi tipi di particelle cariche, per la prima volta, provenienti dal vento solare vicino a Mercurio.

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La magnetosfera di Mercurio, la regione attorno al pianeta dominata dal suo campo magnetico, è nota per subire rapidi processi di rimodellamento, che si verificano dopo la riconnessione magnetica con il vento solare, con processi simili a quelli osservati intorno alla Terra, Giove, Saturno e Urano.

Tuttavia, la conoscenza dei cicli di ricombinazione è stata limitata alle osservazioni dei veicoli spaziali della magnetosfera nord di Mercurio, a causa del tipo di particelle e della gamma di energia rilevata.

Gli autori stimano che, nonostante le differenze nella struttura e nella dinamica delle magnetosfere planetarie, l’iniezione di elettroni e la conseguente deriva dipendente dall’energia sia un meccanismo universale osservato in tutto il sistema solare.