L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un rapporto per commemorare la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.
Il documento si rammarica che siano trascorsi più di tre decenni da quando è stata approvata la legge che vieta l’estrazione, l’importazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto e di quanti prodotti contiene, e di conseguenza le persone continuano a morire in questo paese.
Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, ha commentato che “la situazione è sempre più drammatica e conferma la necessità di invertire la tendenza per un’adeguata informazione e campagna di sensibilizzazione, con misure serie e non prolungate di tutela e recupero di edifici e aree inquinate”.
Ha affermato che l’azione contro l’amianto “non sembra essere una priorità per il governo” nonostante gli effetti dannosi.
Il Piano Nazionale di Recupero e Recessione non significa semplicemente investire in un parco acrosolare, non è possibile controllarne l’utilizzo, allocare risorse per dare priorità alla salute dei cittadini e tutelare l’ambiente.
All’emergenza dell’amianto è dedicato il testo di Legambiente, pubblicato sul numero di aprile de La Nuova Ecologia, che raccoglie i dati aggiornati del Registro nazionale dei mesoteliomi.
Degli oltre 31.000 casi di mesotelioma pleurico registrati tra il 1993 e il 2018, l’indagine mostra che l’80% risponde all’esposizione all’amianto.
Finora, solo il 25 per cento di quella “fibra killer” è stata rimossa e, se continua a questo ritmo, ci vorranno altri 75 anni per rimuoverla.
Dal nord al sud dell’Italia, osserva l’ecosistema, il recupero è stato lento sia nei grandi siti industriali di amianto che negli edifici pubblici e privati, che spesso espongono inconsapevolmente le persone a questa pericolosa fibra. jf / smp
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