venerdì, Novembre 15, 2024

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Scienziati italiani hanno scoperto per la prima volta attività vulcanica e colate laviche su Venere

Scienziati italiani hanno confermato per la prima volta la presenza di attività vulcanica sul pianeta Venere e la presenza di colate laviche. Lunedì hanno anche annunciato la pubblicazione del loro studio, con i dati del periodo tra il 1990 e il 1994.

Il rapporto, pubblicato sulla rivista Nature Astronomy e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), mostra “per la prima volta la presenza di attività vulcanica attiva su Venere identificando nuove colate laviche” durante il suddetto periodo.


Ciò è stato possibile grazie a una nuova analisi dei dati radar ottenuti tra il 1990 e il 1994 dalla Missione Magallanes, una sonda lanciata dalla NASA – in onore dell’esploratore portoghese – per studiare il secondo pianeta più vicino al Sole.

Un recente rapporto aveva osservato un cratere vulcanico deformato su Venere, “probabilmente ancora attivo”. I responsabili dello studio – gli scienziati Davide Solcanese e Giuseppe Mitri dell’Università G. D’Annunzio di Chieti Pescara (al centro) e Marco Mastrogiuseppe della Sapienza di Roma – hanno esaminato le immagini della Missione Magellano della stessa regione di Venere.

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Hanno così confermato “nuove colate laviche sul versante occidentale del maestoso vulcano Sif Mons e su una pianura vulcanica denominata Niobi Planitia”.

“La chiara variazione nella risposta radar in superficie ci ha permesso di confermare non solo che alcuni vulcani su Venere erano geologicamente attivi di recente, ma anche che questi vulcani sono ancora attivi”, ha detto Solkanese.

Lo scienziato ha però sottolineato la necessità di approfondire l’argomento, considerando che queste analisi”Limitato nel tempo e nello spazio“, cioè limitato a una regione specifica del pianeta.

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Gli autori dell’articolo hanno ritenuto “essenziale” studiare l’evoluzione di Venere, un pianeta che presenta condizioni radicalmente diverse dalla Terra, con un’atmosfera densa di anidride carbonica e una temperatura media di oltre 460 gradi Celsius.

A tal fine, sostengono le future missioni “VERITAS” del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA e la missione “EnVission” dell’Agenzia spaziale europea (ESA), che esploreranno in dettaglio la superficie di questo pianeta utilizzando tecniche radar avanzate.

“I nuovi strumenti radar ad alta risoluzione ci consentiranno di espandere significativamente la nostra conoscenza dell’attività vulcanica di Venere e di migliorare le tecniche di analisi che abbiamo già utilizzato con successo in questo studio”, ha affermato Mastrogissippi.

Susan Smrekar, una delle responsabili del Jet Propulsion Laboratory e ricercatrice principale della missione Veritas, ha spiegato in una dichiarazione che queste scoperte “Fornire prove convincenti sul tipo di aree che dovrebbero essere analizzate“Quando ritornerà sul pianeta.

Ha aggiunto: “La nostra sonda avrà una serie di meccanismi per identificare i cambiamenti sulla superficie con dati più completi e una risoluzione più elevata rispetto alla Missione Magallanes”.

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Ha concluso: “Questa prova della sua attività, basata su dati Magellano a bassa risoluzione, aumenta la possibilità di rivoluzionare la nostra comprensione di quel mondo misterioso.” (Venere e la Terra sono considerati pianeti gemelli, simili per dimensioni e origine, ma non lo è noto perché si sono evoluti in modo diverso).

L’Italia coopererà alla missione “VERITAS” sviluppando e costruendo un ricetrasmettitore per garantire le comunicazioni e realizzando un esperimento radio per determinare la struttura interna di Venere; Un radar a radiofrequenza che ne scansiona la superficie e l’antenna con cui trasmetterà i dati raccolti.

Evie

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