È bello sedersi e parlare con lui Marc Marquez Vedendolo con il sorriso sulle labbra e quasi ascoltandolo parlare più di moto e corse che di problemi al braccio ha subito quattro interventi chirurgici in due anni. Quarto posto e tutto il weekend in Gran Premio del Giappone.
Qual è il sapore in bocca che ti lascia questo dottore giapponese?
– Il fine settimana in generale mi ha lasciato un ottimo sapore in bocca, anche molto meglio di quello che ho avuto ad Aragon, dove ho fatto benissimo. Anche lì il giro più veloce in qualifica è stato buono, anche se sono arrivato 13°, ma sono partito da solo, cose che prima non potevo fare e piano piano l’ho fatto, anche se avevo ancora poche cose da fare. Il feeling del weekend è stato abbastanza buono, ma è vero che dobbiamo essere realistici e che è un weekend totalmente asciutto in tutte le sessioni, penso che la situazione non sarebbe stata questa ma un po’ off, ma erano le stesse condizioni per tutti. Sapevamo inserirci bene e, soprattutto in gara, sono stato sempre coerente dall’inizio alla fine, senza che io avessi inventato. Quando ho visto al primo giro che avevo un piccolo problema, che sono riuscito a risolvere cambiando mappa, ed ero quinto, ho detto: “Beh, non abbiamo inventato”. Se sei davanti probabilmente proveresti a spingere un po’ di più, ma ho visto che per me era difficile sorpassare, che era difficile per me avvicinarmi a Oliveira e questo mi ha fatto fare tutta la gara. Era passato molto tempo da quando finalmente riuscivo ad attaccare, e viceversa, mi attaccavano sempre.
Qual è il problema che hai detto di avere?
Beh, preferirei stare dentro. Alla fine la Honda mi difende e devo difendere anche la Honda. Penso che fosse una confusione, ma la cosa buona è che sono riuscito a risolverla velocemente perché mi era stato spiegato molto bene e sono uscito dalla seconda curva al primo giro l’ho risolto e da lì è iniziata la mia gara.
– Ora non possiamo parlare del braccio dopo averlo rotto?
Pochissimo da dire, l’unica persona con cui ho parlato del braccio è Alberto (Puygues), perché è più che giorno per giorno, prima e dopo l’operazione, ed è lui che ora è molto vicino a vederne l’evoluzione e tenendomi sotto controllo. Alberto ne sa un po’ e gli sono molto grato per questo, quindi non si parla all’interno del box, ma nessuno parla se non dico loro ‘Non confrontare questa curva e questa curva, perché loro vincono’ t essere lo stesso, perché ho dei limiti’. Qui ad esempio, all’ingresso del traguardo, ho detto che qui non dovrebbero chiedermi nulla perché l’ho fatto come meglio potevo. Nelle altre curve posso farlo, e qui conosco le tre curve dove vado di più. Gliel’ho detto anche dopo le FP1 e quando pianifichi, decidi. Quindi, nel riscaldamento non è fatto completamente, c’è una pausa nel mezzo per guidarmi un po’. Non inizio a gestire il weekend, ma lo inizio e vado dove sono.
Senti di essere migliorato in qualcosa?
– È un percorso lungo, da Aragon a qui praticamente non ho notato nessun miglioramento, ma se l’ho fatto non me ne rendo conto. Ora sono qui a parlare e non a toccarmi il braccio. Se qualcosa ti ferisce inconsciamente, lo tocchi. Alla conferenza stampa di ieri l’ho toccato un po’, e si allunga. Il braccio è stato ruotato e non è più solo un muscolo, ci sono dei nervi all’interno di questo allungamento e quando il muscolo viene corretto si contrae di nuovo. I medici mi hanno detto che era un processo a posto.
Ti aspettavi di finire bene qui?
-numero. Non mi aspettavo che finisse bene. Ad Aragon mi aspettavo di finire bene, ma qui non mi aspettavo di finire bene e di poter attaccare negli ultimi giri. Sì ci sono dei sintomi, perchè il mio braccio sinistro girava come un sasso perchè sicuramente ho in qualche modo compensato con il mio braccio sinistro, ma il braccio destro è finito bene e soprattutto non ho sentito il dolore che ti arriva alla testa, anche l’adrenalina non lo fornisce . Era come allora quando vai in bicicletta e negli ultimi giri non ce la fai più, braccio lento ma lei sapeva cosa stava facendo.
– Costa il sorpasso su Oliveira?
No, non ci ho pensato molto. Nel warm up sono caduto in quella curva e al primo giro non volevo innovare, inoltre non mi sentivo a mio agio perché avevo quel piccolo problema. Poi, durante la gara, ho preso confidenza oltre che sensazioni ed ero chiaro sui miei due punti di sorpasso, ma questo era il più sicuro. Non so come sorpassino gli altri, ma queste moto le devi superare forte, altrimenti è quasi impossibile frenare a lungo, perché è molto facile perdere la curva, perdere il raggio della curva e loro ti sorpassano.
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