In un’intervista pubblicata mercoledì dal quotidiano Avvenire, Tajani ha detto che Papa Francesco vuole fare tutto il possibile per sostenere gli sforzi del Ministero degli Affari Esteri di questo Paese, su richiesta dell’arcivescovo cardinale Matteo Zuppi. Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Seguiamo con grande attenzione il lavoro del cardinale Juppi e il suo impegno per costruire la fase successiva, quando le parti inizieranno a negoziare la fine del conflitto. L’Italia vuole la pace, ha ribadito.
Riguardo alla richiesta di Juppi che l’Europa faccia di più per porre fine al conflitto tra Kiev e Mosca, il ministro degli Esteri italiano ha sottolineato che la decisione “ha bisogno di una politica estera e di sicurezza comune che ancora non esiste”.
Al contrario, seguiamo sempre l’America, senza prendere alcuna iniziativa propria, anche se è nostro compito farlo. Ma nei momenti di crisi, per necessità, può nascere un salto di qualità, ha detto il ministro.
Tajani ha anche menzionato la sua imminente visita in Cina, dicendo: “Voglio aggiungere la mia voce alle persone di tutto il mondo sul fatto che la Cina dovrebbe usare la sua decisiva influenza politica per porre fine a questa guerra”.
Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha recentemente sottolineato che le azioni del cardinale Juppi non erano “la mediazione come obiettivo immediato”, ma piuttosto un tentativo di essere rispettosi del clima e dell’ambiente. Vie di Pace.
A questo scopo il capo della CSI si è già recato in Ucraina il 5 e 6 giugno; in Russia il 28 e 29 dello stesso mese e negli Stati Uniti tra il 17 e il 19 luglio.
Domenica scorsa, Zuppi ha detto: “L’UE sta facendo troppo poco per porre fine al conflitto in Ucraina, e deve fare di più. Dovrebbe cercare in ogni modo di aiutare gli sforzi di pace, seguendo l’appello del Papa per una pace costruttiva.
In un’intervista all’agenzia Sussidiario.it, il Sommo Pontefice Ambasciatore per la Pace ha sottolineato che “dobbiamo recuperare lo spirito europeo, rendendoci conto di quanto sia essenziale se vogliamo garantire un futuro di pace ai nostri figli”.
Dobbiamo credere che esiste un modo per raggiungere una pace giusta e sicura, non con le armi ma con il dialogo, ha aggiunto il cardinale.
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