Alfredo Valenzuela I di Siviglia, (EFE).- Film documentario “Luis Cernuda. “Elhabitant del olvido”, creato esclusivamente utilizzando le parole del poeta sivigliano e alcune sue poesie, viene presentato in anteprima al cinema Artistic Metropol di Madrid, e successivamente sarà in tournée nelle sale commerciali in occasione del 60° anniversario della sua morte. Il cinque novembre.
“In tutto il film non c’è una sola parola oltre a quelle di Luis Cernuda, e attraverso la sua voce si riflettono i sentimenti e i motivi che hanno reso possibile la sua poesia e le vicissitudini della sua vita”, oltre a riflettere il carattere del Uomo. Che anzi avverte: “Non sempre ho saputo, né potuto, mantenere la distanza tra l’uomo che soffre e il poeta che crea”.
Lo spiega all’EFE il regista del documentario Adolfo Dufour (Madrid, 1955), che ha anche scritto la sceneggiatura di questo film di 96 minuti con parti dell’autobiografia del poeta in opere come “Ocnos” e “Historical”. “De un libero.”
Per quanto riguarda l’atmosfera del documentario, il regista ha dichiarato di aver cercato di “avvolgerlo nel cinema dell’epoca che Cernuda tanto amava”, il poeta di cui Dufour aveva sentito parlare negli anni ’70 durante i suoi giorni universitari e che aveva poi incontrato. Lo ha riscoperto nella testimonianza del premio Nobel messicano Octavio Paz, che lo ha registrato come regista di un programma televisivo spagnolo negli anni ’90.
Ricostruzione della biografia di Luis Cernuda
Luis Cernuda “Elhabitant del olvido”, già visto al Festival di Valladolid e in alcune sale commerciali, è diviso in tre aree di trama, secondo il suo regista.
“Solitudine indesiderata; amore intenso e crepacuore; e omosessualità che non ha mai nascosto e che ha giustificato nella società puritana del suo tempo; e nella sua visione sensibile degli altri, dalla sua partecipazione a missioni educative alla sua identificazione con il più progressista dei Periodo repubblicano.
A differenza dei documentari basati sulla testimonianza di specialisti della vita e dell’opera del protagonista, Dufour ha scelto “di far parlare lo stesso Cernuda; E di raccontare cinematicamente le emozioni del poeta”, cosa che fece anche ricorrendo alle sue poesie, poiché “la sua poesia è strettamente legata ai suoi sentimenti e agli avvenimenti della sua vita”.
Dufour ha aggiunto che la sfida del testo è quella di “ricostruire l’autobiografia di Cernuda senza farlo in modo lineare o cronologico, come se un Cernuda completamente maturo stesse rivedendo la sua vita, inserendo anche alcune delle sue poesie”.
Il suo esilio si intravede – in Scozia, Inghilterra, Stati Uniti e Messico – ma non appare nel documentario, la cui prima parte, che prevede il suo arrivo all’Università di Siviglia, è più fantasiosa, mentre la seconda parte è più biografico e cronologico. Suggerimenti. .
La musica, soprattutto il jazz e lo swing, era fondamentale per Luis Cernuda, e nel documentario ci sono musiche originali dell’epoca e un lavoro di ricerca sui gusti musicali del poeta tradotto in una scena con il gruppo jazz di Cordoba “Crash4Jazz”.
Amicizia con García Lorca
Montato da Amparo Martínez Dorado, il film presenta anche una registrazione d’archivio della voce del poeta e vede la partecipazione del cantante Juan Pinilla, della cantautrice Lucía Sukam e dell’attrice Gloria Vega.
Nel documentario si trovano anche riferimenti al sostegno di Pedro Salinas, alla lettura dei poeti d’avanguardia francesi e di André Gide, alle prime pubblicazioni dei suoi scritti e agli incontri con Juan Ramón Jiménez, il creatore della poesia spagnola, e con i giovani poeti che costituiranno la generazione dei 27 anni.
E anche all’amicizia con García Lorca, al suo cammino da Siviglia a Malaga in cerca di libertà, ai giorni felici in mare con il suo intenso primo amore, e agli incontri con i poeti malaghegni Manuel Altolaguirre, Emilio Prados e José María Hinojosa, gli eroi. Dalla tipografia “costiera”, a Madrid e alla fratellanza con Vicente Alexandre, alle esperienze di insegnante a Tolosa, alla visita nella Parigi surrealista e all’impegno per la Repubblica. Evie
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