venerdì, Novembre 15, 2024

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Il Cremlino vigila sul rafforzamento del rublo russo

“La questione del rublo forte si pone costantemente negli incontri dedicati alle questioni economiche, infatti il ​​presidente Putin li tiene praticamente ogni settimana”, ha detto ai giornalisti l’alto funzionario.

Ha sottolineato che la questione è una priorità per l’autorità esecutiva dello stato eurasiatico, che lavora per garantire la stabilità dell’economia generale del paese.

Dopo l’inizio della seduta di mercoledì alla Borsa di Mosca, alle 10:00 ora locale, il dollaro è sceso sotto i 56 rubli per la prima volta da febbraio 2018 e l’euro è sceso sotto i 58 rubli, un record da giugno 2015.

Nell’ambito delle misure per contrastare le sanzioni estere, martedì il presidente russo ha firmato un decreto che riduce l’obbligo degli esportatori russi di vendere i propri redditi in valuta estera dall’80 al 50 per cento.

A fine febbraio, l’ordinanza presidenziale prevedeva che i residenti del Paese, impegnati in attività economiche all’estero, dovessero vendere l’80 per cento della valuta estera trasferita sui propri conti presso banche autorizzate.

La decisione prevedeva che la vendita fosse effettuata sulla base di contratti di commercio estero stipulati con non residenti, fornitura di beni e servizi a non residenti, esercizio di affari per non residenti e trasferimento di proprietà intellettuale, anche in esclusiva. Diritti su di essi, a non residenti.

Il documento rivisto prevede la riduzione al 50 per cento della vendita obbligatoria dei proventi in valuta estera, una misura che risponde alla stabilità del tasso di cambio del rublo e all’accumulo di un livello sufficiente di liquidità in valuta estera nel mercato valutario nazionale. Lo ha spiegato la Banca centrale russa.

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Secondo i media specializzati, il rafforzamento del rublo è legato all’effetto delle misure messe in atto da Mosca per difendere la moneta dalle sanzioni.

Oltre al controllo dei capitali, le autorità hanno costretto gli esportatori a vendere l’80 per cento dei loro guadagni in valuta estera e hanno autorizzato il pagamento degli acquisti di gas in rubli agli importatori di paesi ostili, requisito alla fine accettato da dozzine di società europee.

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