venerdì, Novembre 15, 2024

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I gas serra hanno raggiunto i 25 anni del Protocollo di Kyoto

L’11 dicembre 1997, nell’omonima città giapponese, è stato firmato questo accordo internazionale alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il cui obiettivo era ridurre le emissioni dei principali gas serra.

Sono sei: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6), generati dai firmatari dell’accordo.

L’accordo mirava anche a promuovere la crescita sostenibile nei paesi in via di sviluppo. E dopo aver attraversato un lungo processo di ratifica da parte delle parti, non è entrato in vigore fino al 16 febbraio 2005, anche quando gli Stati Uniti, uno dei maggiori inquinatori e causa del cambiamento climatico, si sono rifiutati di assumerlo.

Il primo periodo del Protocollo di Kyoto va dal 2008 al 2012, e l’impegno assunto dai 180 paesi impegnati è stato quello di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il cinque per cento rispetto al 1990.

La seconda fase è iniziata nel 2013, con l’Emendamento di Doha come estensione del Protocollo di Kyoto, ed è prevista fino al 31 dicembre 2020, fase in cui le due parti si sono impegnate a ridurre le suddette emissioni di almeno il 18 per cento.

I numeri sono stati raggiunti, ma i grafici delle emissioni globali di gas non hanno smesso di crescere, perché l’obiettivo fissato a Kyoto è stato attuato solo dalle nazioni firmatarie, impegno non assunto da grandi inquinatori come Stati Uniti, Cina e India.

Poi, nel 2015, si è tenuto nella capitale francese il vertice sul clima, dove è stato concordato l’Accordo di Parigi per sostituire il Protocollo di Kyoto, che non è bastato a fermare il cambiamento climatico.

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Ciò mantiene l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra per contrastare il verificarsi dei cambiamenti climatici, prevedendo che entro il 2050 saranno limitate a zero, inoltre, si propone di contenere il livello di riscaldamento globale sotto i due gradi Celsius.

Tuttavia, dal punto di vista odierno, il futuro non sembra molto incoraggiante, perché per soddisfare Parigi “le emissioni devono essere ridotte del 45 per cento in più rispetto a quanto previsto entro il 2030”, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul divario delle emissioni 2022 che avverte che il pianeta è diretto un aumento della temperatura di 2,8 gradi rispetto all’era preindustriale.

mim/lpn