venerdì, Novembre 15, 2024

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Sergio Ferrari*, collaboratore di Brenza Latina

Con quasi 600.000 voti, pari al 53,75 per cento di quasi 1.100.000 votanti, ha vinto Stefano Bonacini, il candidato “governativo” della principale forza di centrosinistra italiana.

Il Partito Democratico (PD), nato nel 2007 dall’unione di Comunisti e Democratici Cristiani, (https://www.partitodemocratico.it/) ha governato o co-governato in momenti diversi negli ultimi 16 anni. Ma ha subito un calo significativo nelle ultime elezioni generali del settembre 2022, quando ha ottenuto meno del 20% dei voti.

Il partito neofascista di estrema destra, Fratelli d’Italia (Fratelli d’Italia), ha approfittato di questa situazione ed è diventato la forza dominante, guidata da Giorgia Meloni, ottenendo il 26 per cento dei voti.

Leader giovane, lesbica, queer

Sebbene i sondaggi non dessero a Schlein grandi possibilità di vittoria, coloro che hanno partecipato a queste primarie lo hanno scelto in modo schiacciante. Nata a Lugano (Svizzera Italiana) nel 1985, Elena Ethel “Ellie” Schlein ha vissuto un certo percorso politico. Dopo la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Bologna, nel 2008 e nel 2012 si è recato negli Stati Uniti come volontario nelle campagne elettorali di Barack Obama (possiede la tripla cittadinanza italiana, svizzera e americana).

Nel 2013 ha lavorato alla produzione del documentario di Roland Sejkov Anija-la Nave, sull’esodo albanese verso l’Italia negli anni ’90, che ha vinto il Premio Davide di Donatello nel 2013.

Un anno prima, nel 2012, era entrato a far parte del Partito Democratico Italiano, e nel 2014 aveva vinto un seggio alle elezioni del Parlamento Europeo. Lì ha lavorato, in particolare, all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e la Cooperazione Internazionale, alla Commissione d’inchiesta sui Panama Papers, alla lotta alle mafie, alle politiche migratorie e alla riforma normativa di Dublino. Una restrittiva politica europea sull’immigrazione.

Già allora si distinse per la sua opposizione al compagno d’armi di Schlein, e poi primo ministro italiano, Matteo Renzi. L’attuale segretario generale si è battuto contro un pacchetto di leggi promosso da Renzi a favore della liberalizzazione del mercato del lavoro.

Nel 2015 ha partecipato attivamente alla campagna “PD Occupy”, iniziativa promossa dai giovani iscritti al partito, ed è intervenuto in diverse sedi dell’organizzazione per rivendicare politiche di sinistra. Schlein, deluso dal punto di vista del partito dominante, ha lasciato la presa in cui era tornato pochi mesi fa per vincere un’elezione nazionale nelle elezioni dell’assemblea dello scorso settembre e candidarsi a segretario generale. Ultima domenica di febbraio.

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Il quotidiano progressista Il Manifesto ha profilato il giovane combattente nell’edizione del 28 febbraio (https://ilmanifesto.it/la-missione-possibile-di-elly-schlein).

Sotto il titolo “La potenziale carriera di Ellie Schlein”, sottolineava: “Un’attivista e leader di sinistra, una giovane femminista, una donna che ama un’altra donna. La vittoria di Ellie Schlein alle primarie è tradizionalmente appariscente, economicamente liberale, politicamente moderata, e tartarugato mentre difendeva i diritti civili. “Basta questa carta d’identità per capire che un partito del genere è una piccola rivoluzione.”

Nel suo commento a Il Manifesto, la giornalista Norma Rangeri ha ricordato che a un certo punto il Pd ha pensato erroneamente di poter unire tutte le organizzazioni minori della sua sinistra, cosa che non si è concretizzata. Secondo lui, l’inaspettata promessa – o conferma – di Schlein di PT, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Verdi e Altre forme sono più piccole.

Secondo l’editoriale, Ellie Schlein potrebbe diventare la leader di un ampio fronte progressista, “ora capace di rimettere in moto apparati di partito dormienti e corrosi, risvegliare passioni politiche represse, ridare fiducia all’esercito dei dissidenti e ridare energia alla maggioranza dei I giovani Il successo elettorale della destra più colpita dell’Italia del dopoguerra ha messo a dura prova le persone.

Per fare questo, ipotizza Rangeri, “bisogna fare a pezzi solo la piramide del Pd, le sue dinamiche interne cristallizzate e la sua stessa visione incontrovertibile del Paese. E a spezzare la storia della sinistra segnata da continue scissioni, scissioni e spaccature. “Vedremo presto se ce la farà o meno”, conclude Rangeri.

Voci dal basso, sfide del programma

“Sebbene io sia felice e sorpresa del risultato, non credo che Schlein riuscirà a realizzare un cambiamento nella linea essenziale del Pd, che non è anticapitalista”, riflette Maria Agnese Cardini, che ha lavorato in servizi sociali per molti anni. Comune di Firenze.

Cordini, un convinto attivista contro la guerra e impegnato con gli immigrati privi di documenti, non ha mai votato per il PD, ma crede ancora che il segretario generale del nuovo partito possa fare la differenza nella visione del partito di proteggere i diritti essenziali. “Il diritto al lavoro; il diritto alla diversità e la causa LGBTIQ+, in particolare il diritto degli immigrati a muoversi liberamente in Italia e godere dell’accoglienza che meritano in un Paese civile”.

Mauro Rubicchi, ex portuale ed ex dirigente sindacale della città di Livorno, ha evidenziato un fatto notevole nell’elezione di Ellie Schlein: “Tutti hanno potuto votare, non solo gli iscritti al Pd, il che ha permesso una partecipazione significativa. Donne e giovani che non sono alti nel Pd”.

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Secondo Rubichi, da molti anni attivista internazionale e promotore di progetti di solidarietà nel settore sanitario in Centro America, questa partecipazione aperta “ha cambiato le sorti”. D’altra parte, ritiene che la difesa di Schlein del “superamento delle differenze sociali” sia positiva.

La crisi li ha esacerbati, sostiene Rubichi, e il Pd ha fatto poco per affrontare questo crescente divario sociale negli ultimi anni. “Superare queste differenze significa anche cambiare i rapporti tra il Nord arricchito e il Sud globale impoverito. Crediamo che questo nuovo livello di Pd rafforzi la solidarietà internazionale”, sottolinea.

Un altro tema che identifica con gli annunci dell’attuale segretario generale del Pd è la riduzione della disoccupazione, soprattutto giovanile, che è molto alta. E la giustificazione e la continuazione della lotta per proteggere la terra dal minaccioso cambiamento climatico.

Secondo Rubichi il pianeta è “in serio pericolo di morte se non si interviene in decisioni intelligenti e coerenti”. Senza dubbio, la sensibilità di Schlein alla crisi climatica è “uno dei motivi per cui tanti giovani hanno votato per lui”, aggiunge. Se il nuovo leader del centrosinistra deve affrontare una sfida essenziale, questa consiste nell'”avvicinarsi davvero alla gente, molte delle quali oggi sono disilluse dalla politica, dai partiti e dalle istituzioni”.

“Non è un volto nuovo”

Non si individuano alcuni aspetti positivi del profilo del nuovo segretario Pd, “Giovane, donna e lesbica. Rivela che si tratta di questioni che non possono essere ignorate dal dibattito sociale nel nostro Paese”, dice Maurizio Coppola, attivista di Je so’pazzo (io sono pazzo) a Napoli, ex carcere psichiatrico che è stato occupato e riconvertito in un centro socio-culturale alternativo.

Coppola, però, fu anche uno dei fondatori dell’organizzazione extraparlamentare di sinistra Potere al Popolo. È sbagliato presentare Schlein come un volto nuovo, espressione di rinnovamento, perché “è nella vita politica da tanti anni, rappresenta vecchie strutture e ha fatto parte dei conflitti storici del Pd” (https://poterealpopolo. org/). Ha anche sottolineato che non è opportuno esagerare l’entusiasmo che la sua candidatura ha creato tra la gente e stupirsi per il numero di elettori che hanno votato il 26 febbraio.

Invece, afferma Coppola, “c’è un calo significativo della partecipazione a queste elezioni interne”. La sua risposta è in linea con un recente articolo del quotidiano Il sole-24 Hore che conferma il continuo calo dell’affluenza alle urne alle elezioni interne del PD dal 2007 ad oggi. “Dai 3,5 milioni che hanno partecipato all’elezione di Walter Veltroni, l’elezione di Nicola Zingaretti è passata a 1,6 milioni nel 2019”, ed è arrivata a 1,1 milioni nell’ultima domenica di febbraio. “Ampi settori popolari non si sentono rappresentati dal governo o dai partiti tradizionali”, riflette il militante di sinistra.

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Insiste anche sul fatto che una crisi di fiducia tra le persone nei confronti della politica respinga un argomento che circolava in questi giorni: “In questo caso non è vero che una Ellie Schlein possa introdurre, a suo piacimento, i suoi, sostanziali cambiamenti interni. Dal basso , dalle classi popolari del territorio, dalle comunità locali, dalla base La mancata riattivazione della partecipazione reale non può cambiare la partitocrazia. struttura.

Al di là dei progressi nelle questioni sociali che Schlein cerca di promuovere, c’è un aspetto che Coppola considera essenziale per scoraggiare le aspettative eccessive che gli vengono attribuite da alcuni media e sostenitori: “Non romperà con la visione atlantista e militarista degli europei. Il conflitto Russia-Ucraina, cioè la guerra della Russia contro l’Alleanza Atlantica (NATO).

Secondo il capo di Potere per il popolo, “la linea del nuovo segretario generale corrisponde alla crescente militarizzazione del conflitto e alla continuazione dell’invio di armi al presidente Zelensky”. A questo livello di geopolitica internazionale, conclude Coppola, «Schlein non intendeva una rottura con la politica del Pd o del governo Meloni».

Le elezioni di domenica 26 febbraio hanno risvegliato la vita politica italiana sopita, con aspettative di rinnovamento politico scatenate dalla nomina di Ellie Schlein, oltre a polemiche sulla sua capacità (e volontà) di promuovere un cambiamento strutturale.

Qualunque cosa accada, un fatto sembra fresco: per la prima volta nella storia del paese, due donne animeranno la lotta al vertice del potere. Il 26 febbraio Meloni è stato un nuovo e inatteso oppositore, anche nel promuovere proposte riformiste che potessero mettere in pericolo – e far inciampare – l’ormai onnipotente estrema destra italiana, ispirata al vocabolario nostalgico di Mussolini.

rm/sf

*Giornalista argentino residente in Svizzera

(Tratto da istituzioni selezionate)