Con i dati preliminari dopo che in Cile è stato contato il 96% dei voti, l’estrema destra Jose Antonio Caste, del Partito Repubblicano, ha il 27,9% a favore, seguito da Gabriel Borek dell’Alleanza di sinistra che sostiene Dignity con il 25 e il 75%, così il 19 dicembre si decide il nuovo presidente.
Rappresentano due modelli diametralmente opposti, il primo (Kast), di origine tedesca, e proseguirà il modello attuato dall’attuale presidente Sebastian Pinera. Il secondo (Borek), un ex leader studentesco di 35 anni, cerca nel suo programma di consolidare un’alternativa basata sul principio di riscrivere la costituzione, combattere la corruzione borghese e creare il sentimento nazionale, grosso modo. È stato messo giù da Pinochet. Promette di rafforzare lo stato, raccogliere tasse più alte dai ricchi e muoversi verso una nuova impresa economica, giusta e sostenibile.
Prensa Latina afferma che Caste sostiene la militarizzazione della regione meridionale dove vive il popolo Mapuche e intende scavare una buca al confine per impedire l’ingresso dei migranti. Borek chiede il dialogo per risolvere il conflitto ancestrale a La Araucaña e per ratificare gli accordi internazionali sulle questioni migratorie.
Il rappresentante di sinistra ha fatto parte dell’accordo di pace che ha aperto la strada alla stesura di una nuova costituzione in sostituzione di quella in vigore dopo la dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990).
Il suo avversario, invece, ha votato contro la sostituzione della Magna Carta, nega le violazioni dei diritti umani commesse durante la dittatura e afferma che se Pinochet fosse vivo, voterebbe per lui, ammettendo PL.
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