Secondo Arera, l’ente regolatore energetico del Paese, l’Italia ha importato quasi il 17% dell’elettricità utilizzata lo scorso anno.
Secondo il rapporto annuale di Arera, la produzione nazionale è diminuita di quasi il 7% su base annua a 264,3 terawattora (TWh) a causa del forte calo della produzione termoelettrica.
Rispetto al 18% del 2022, Enel conferma la propria leadership nella generazione elettrica con quasi il 17% del totale. L’Italia è leader anche nella produzione di energia rinnovabile con una quota del 22%.
Eni è stato il secondo produttore di energia elettrica, con una quota pari al 9,5% della produzione totale nazionale.
Enel rimane il più grande operatore italiano, anche se l’attuale liberalizzazione del mercato elettrico ha visto lo scorso anno quasi 6 milioni di clienti cambiare fornitore, secondo Arera, anche se la sua quota di mercato scenderà dal 36% al 34% a partire dal 2022.
Le centrali elettriche alimentate a gas hanno prodotto il 45% della produzione totale di energia elettrica in Italia, mentre le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 44% grazie all’aumento dell’energia idroelettrica.
Arera ha inoltre osservato che i prezzi medi totali dell’elettricità per le famiglie sono aumentati del 6% lo scorso anno poiché il governo ha revocato gli incentivi fiscali e le esenzioni introdotte nel 2022 in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
La Commissione per l’Energia ha affermato che lo scorso anno le famiglie tedesche hanno pagato il prezzo medio dell’elettricità all’ingrosso più alto nell’Eurozona, mentre i consumatori italiani sono arrivati secondi, seguiti dai loro omologhi francesi e spagnoli.
(Traduzione di Luca Fratangelo, a cura di Claudia Christopheri)
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