Questo è il nono processo, in cui i guatemaltechi decideranno alle urne il loro futuro presidente e vicepresidente, insieme a 160 deputati al Congresso, 20 al Parlamento centroamericano e 340 organi municipali.
Nella legge in programma venerdì al Teatro Miguel Ángel Asturias della capitale, i giudici della Corte suprema delle elezioni annunceranno le regole proposte secondo la Legge sulle elezioni e sui partiti politici (Lepp), la stessa legge che è stata attuata in 2019, come riforme necessarie. Da allora non hanno raggiunto il consenso necessario per attuarli nel 2023.
Ad oggi entreranno in gara 29 kit, alcuni nuovi e altri vecchi con facce riciclate, confermando ancora una volta di non costituire altro che veicoli elettorali.
Di questo totale, 13 hanno già presentato le loro proposte per l’accoppiamento presidenziale, un certo vantaggio – se hanno tutte le carte in regola – per iscriversi prima all’Albo dei Cittadini, iscrivere i propri candidati e scegliere la propria piazza sulle urne.
Questo passaggio cruciale potrà essere fatto sin dalle prime ore di sabato 21, quando si svolgeranno le prime battaglie tra coloro che da settimane fanno la fila per cercare quello che chiamano il “posto migliore” agli occhi del pubblico, e si chiuderanno il 25 marzo.
C’è un’altra tappa che metterà alla prova i giudici della Suprema Corte elettorale, ovvero l’inizio della campagna elettorale il 27 marzo, anche se molti l’hanno già attuata senza umiltà nonostante i divieti, soprattutto sui social.
Tra le chiavi di questa elezione, niente di nuovo, gli analisti citano almeno tre fattori come la grande dispersione nel voto, il potere di veto nelle candidature e l’incertezza sull’implementazione del nodo lib.
Sono ancora segnalati almeno sei comitati che potrebbero diventare partiti e, sebbene molti di loro non avranno il tempo di tenere i propri consigli e registrare i candidati, si potrebbero vedere fino a trenta organizzazioni in competizione e andare oltre le 19 riunioni presidenziali a doppio taglio del 2019 .
Con così pochi sondaggisti affidabili disponibili, quattro sembrano iniziare con un certo vantaggio: Sandra Torres (Unità nazionale guatemalteca), Zuri Rios (Valor), Edmond Mollet (Cabal) e Roberto Arzo (Podemos).
Bisognerà, però, prestare attenzione anche al numero di persone che potrebbero veder vanificate le proprie aspirazioni non potendo superare il test di liquidazione (certificato di nulla osta), la carta che nel 2019 ha fatto calare molte cifre, anche già iscritto all’anagrafe dei cittadini.
Non si escludono adesso l’applicazione di sanzioni e la possibile messa in discussione dei divieti costituzionali anche nel caso Rios (figlia dell’ex dittatore Efraín Rios Montt), scenari che metteranno alla prova la capacità e la serietà del Tribunale Supremo Elettorale.
Ha il difficile compito di garantire il rispetto della democrazia e dei diritti degli 8,9 milioni di guatemaltechi registrati, secondo i registri ufficiali.
Di quel numero, 80.636 risiedono negli Stati Uniti e per la seconda volta avranno l’opportunità di recarsi alle urne, una mossa quattro anni fa che fu un fiasco a causa della bassa affluenza alle urne e che ora deve essere revocata.
È ancora in cantiere la possibilità che TSE migliori la propria immagine e conquisti la fiducia dei cittadini, afferma Virginia Pinto, della Società per la Ricerca e gli Studi Sociali.
Le sfide consistono nel comunicare in modo trasparente nei processi di approvvigionamento tecnologico e nell’utilizzo complessivo del budget, per garantire che i candidati siano registrati in conformità con la legge e per ridurre al minimo le sfide e rispettare pienamente le normative.
Oggi, con la convocazione, sarà il primo giorno dei giudici per iniziare questo percorso.
jcm/mm
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